Alessandro Magno e La Macedonia

L’ascesa della Macedonia e l’impero di Alessandro

Intorno alla metà del IV secolo a.C. il re macedone Filippo II minacciò le poleis greche. La Macedonia, una regione montuosa del nord, era guidata da una monarchia, con un re eletto dagli aristocratici, gli etèri, e un popolo che costituiva il nerbo dell’esercito, i pezeteri. La falange macedone, modellata su quella tebana ma dotata di lance più lunghe, le sarisse, era una formidabile macchina da guerra.

Le poleis greche, per difendersi dall’imperialismo macedone, si riunirono in una lega, costituita dall’oratore ateniese Demostene, ma nella battaglia di Cheronea furono schiacciate dalla superiorità nemica. Da quel momento, secondo la tradizione, finì la loro libertà. In realtà Filippo, con una conferenza di pace, istituì la Lega di Corinto per affrontare, forte dell’appoggio dell’intero mondo greco, il potente Impero persiano.

Filippo morì però assassinato. Gli successe il tiglio Alessandro. Egli si dimostrò subito abile e spietato quando, in seguito alla falsa notizia della sua morte, Tebe si ribellò. Alessandro la distrusse, distribuendo le terre a greci a lui fedeli. Subito dopo diede inizio alla sua formidabile impresa. Fece tappa a Troia per rendere omaggio ad Achille e poi, alla guida di più di 40 mila uomini, vinse ripetutamente l’esercito persiano di Dario III, liberò le città greche dell’Asia Minore, conquistò l’Egitto e fondò Alessandria, la futura capitale del mondo mediterraneo.

Dopo aver occupato le quattro capitali dell’Impero persiano, cominciò a organizzare il suo immenso impero servendosi di funzionari macedoni. Si dedicò quindi alla politica di fusione tra il mondo greco e quello persiano: sposò prima Rossane, figlia di un satrapo, poi Statira, figlia di Dario; favorì l’unione tra aristocratici macedoni e donne persiane; trasformò la sua monarchia in senso orientale, facendosi venerare come una divinità. Arrivato ai confini dell’India, cedendo ai desideri del suo esercito spossato, tornò indietro, ma a Babilonia, nel 323 a.C., a soli 33 anni, morì (forse di malaria).

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