Le guerre persiane e l’egemonia ateniese
Le guerre persiane e l’egemonia ateniese
L’Impero persiano nel VI secolo a.C. era divenuto una potenza ben organizzata, capace di dominare vari popoli e un territorio immenso. Quando conquistò i territori dell’Asia Minore, venne a sottomettere le colonie greche, tra cui Mileto. Quest’ultima all’inizio del V secolo a.C. si ribellò chiedendo l’aiuto delle più importanti città greche. Atene rispose e a Maratona, pur in netta inferiorità numerica, sconfisse il poderoso esercito persiano. Questo si ritirò per riorganizzarsi e dopo dieci anni si ripresentò più forte di prima per invadere l’Attica e il Peloponneso. Sparta, Atene e Corinto, unite nella Lega panellenica, riuscirono però ancora una volta a sconfiggere i persiani, dapprima resistendo alle Termopili, poi vincendo con la nuova flotta ateniese nei pressi di Salamina, infine trionfando a Platea.
Dopo le guerre persiane, Atene e Sparta costituirono ciascuna una propria lega, Atene la Lega di Delo, Sparta quella del Peloponneso. La prima garantiva ad Atene una supremazia navale e commerciale, oltre che politica, sul mar Egeo, grazie al tributo versato da ogni città.
In questa fase, la politica ateniese fu dominata da Pericle che governò circa trent’anni portando alle estreme conseguenze la riforma democratica di Clistene: aprì l’arcontato a tutti gli uomini liberi, ridusse i poteri dell’areopago, potenziò quelli dell’eliea, fece approvare il sorteggio per tutte le cariche pubbliche (ad eccezione di strateghi e tesorieri), che vennero da quel momento retribuite. Durante l’età di Pericle si investirono inoltre grandi somme per rendere la città un faro di civiltà e di bellezza. I templi sull’acropoli ne sono ancora oggi la testimonianza più autorevole.