Patrizi e Plebei
Patrizi e Plebei
Le ragioni del conflitto fra patrizi e plebei
Con l’instaurazione della repubblica l’aristocrazia riservò per sé tutte le leve del potere. Le cariche religiose, militari e civili, oltre naturalmente al senato, erano di fatto un monopolio dei patrizi, i quali tutelavano il proprio privilegio anche con il divieto dei matrimoni misti fra patrizi e plebei.
Alcune famiglie plebee riuscirono persino ad arricchirsi notevolmente e ad acquistare prestigio sociale. I plebei vennero poi anche arruolati nell’esercito.
La plebe benestante o ricca cominciò quindi a chiedere di partecipare all’esercizio del potere e trovò un naturale alleato nella massa della plebe povera. Questa era formata soprattutto da contadini liberi. Poteva bastare però un cattivo raccolto per costringere molti di loro a ricorrere a prestiti di denaro o di altri beni; se poi non erano in grado di restituire il prestito scattava la norma giuridica che a Roma definiva i rapporti fra un creditore e un debitore insolvente: il creditore acquistava un potere personale sul debitore. A causa di tale relazione (chiamata nexum) molti contadini perdettero la poca terra che avevano e si ritrovarono in una condizione di servitù di fatto.
Il territorio di Roma venne diviso equamente all’inizio tra la popolazione, ma poi gran parte della terra coltivabile divenne proprietà privata delle famiglie aristocratiche, che concedevano dei lotti in uso ai loro clienti. l contrasti politici e le proteste dei plebei sor sero per come veniva suddiviso l’agro pubblico del popolo romano,cioè il terreno conquistato che però gli aristocratici si accaparrarono al contrario dei plebei che chiedevano invece la distribuzione di queste terre a chi ne aveva bisogno, ai contadini indigenti.
Le conquiste della plebe e le nuove istituzioni
I Plebei, scontenti di come andavano le cose nel 494 a.C., mentre era in corso una campagna militare, si ritirarono fuori dai confini della città, sul Monte Sacro. La plebe elesse anche dei propri magistrati, i tribuni della plebe e costituì una propria assemblea, il concilio della plebe, che li eleggeva. Essa cominciò a organizzarsi, a istituire magistrature e assemblee senza attendere le concessioni dei patrizi o il riconoscimento del senato. Questo fenomeno viene chiamato SECESSIONE.
I poteri dei tribuni della plebe si precisarono nel corso del V secolo a.C. e vennero progressivamente riconosciuti dai patrizi. I tribuni avevano il diritto di difendere i plebei da eventuali abusi. A questi poteri di difesa,i tribuni potevano presentare disegni di legge al concilio della plebe. Successivamente le loro emanazioni saranno chiamate plebisciti. Il tribunato divenne insomma un formidabile strumento di lotta della plebe contro i patrizi.
La plebe istituì anche gli edili, due magistrati che tenevano gli archivi dei plebisciti e si occupavano del tempio sull’Aventino. Più tardi, nel 367 a.C., i due edili plebei vennero affiancati da due edili patrizi e la magistratura edile assunse funzioni di sorveglianza.
Nel 451-450 a.C. la plebe ottenne un’altra vittoria politica: l’introduzione di leggi scritte. I plebei così riuscirono a sospendere temporaneamente le magistrature e fu istituita una commissione straordinaria affidata a dieci uomini, i decemviri , che scrissero le leggi delle XII Tavole. Le Tavole furono approvate dai comizi centuriati ed esposte pubblicamente nel foro. Ovviamente l’introduzione della legge scritta permise i più furbi di non “personalizzare le leggi a proprio piacimento” come succedeva precedentemente.
Nel 445 a.C. venne inoltre abolito il divieto di matrimonio tra patrizi e plebei (plebiscito Canuleio). Dal 409 a.C., inoltre, i plebei istituirono anche la questura.
Nel 367 a.C. furono approvate le leggi Licinie-Sestie, proposte dai tribuni più importanti di quel tempo che prevedevano:
– Una norma stabilì una generale riduzione dei debiti.
– Un’altra norma impose un limite all’agro pubblico che un cittadino romano poteva detenere (fissato in 500 iugeri, cioè 125 ettari)
– Il provvedimento più importante fu quello che consentì l’accesso dei plebei al consolato. Nel 342 a.C. il fatto che uno dei due consoli fosse plebeo divenne obbligatorio.
I plebei potevano ormai accedere a quasi tutte le magistrature, eccetto quelle religiose,ma nel 300 a.C. la legge Ogulnia aprì ai plebei l’accesso al pontificato. Infine, nel 287 a.C. la legge Ortensia stabili che i plebisciti erano legge per tutti i cittadini. In questo modo i concili della plebe diventavano un organismo legislativo.
Le conquiste politiche della plebe
– 494 a.C secessione del Monte Sacro
– 451-450 a.C. leggi delle XII Tavole
– 445 a.C. ammessi i matrimoni patrizi-plebei
– 409 a.C. accesso dei plebei al consolato
– 367 a.C. leggi Licinie-Sestie
– 300 a.C. accesso dei plebei al pontificato
– 287 a.C. i plebisciti assumono valore di legge.