L’imperialismo romano e l’organizzazione del dominio
L’imperialismo romano e l’organizzazione del dominio
Col tempo il processo di romanizzazione andò a cambiare carattere diventando più aggressivo e repressivo.
L’imperialismo romano assunse quindi un carattere diverso; la conquista di un territorio non era solo più questione di politica ma anche di regioni economiche e la volontà di ampliare e rafforzare il possesso territoriale.
con la ripresa di scambi commerciali di Cartagine, Catone, detto il censore, si preoccupò e durante un suo intervento al Senato dichiarò la necessità di distruggere Cartagine per evitare che essa potesse nuovamente rafforzarsi.
nel 149 a.c. scoppiò la terza guerra punica che guidato dal figlio del generale Scipione portoro ma la vittoria nel 146 avanti Cristo contro Cartagine che fu rasa al suolo ed espugnata, gli abitanti fatti schiavi e il suo territorio incorporato nella provincia d’Africa.
nello stesso anno Roma intervenne anche in Grecia distruggendo molte città tra cui Corinto e facendo divenire la Grecia parte della Provincia di Macedonia.
Roma era allo stesso tempo impegnata in Spagna, dove i Celtiberi resistevano all’avanzata romana, Fino a quando il generale Scipione emiliano assedio la roccaforte dei Celtiberi, Numanzia nel 133 a.c. subendo lo stesso destino di Cartagine e Corinto.
Sempre nello stesso anno il regno di Pergamo divenne provincia d’Asia e il territorio che collegava la Spagna Citeriore all’Italia fu chiamato Gallia Narbonese in onore della città invasa dai Romani nel 125 a.c.
Dopo le numerose conquiste di Roma il territorio fu organizzato in province, le quali costituivano dei distretti amministrativi dello Stato romano. Roma per il governamento delle Province locali si appoggiò le classi dirigenti locali, alla cui venne lasciata un autonomia amministrativa, affiancata dall’assunzione del potere militare e civile dei pretori che con l’espandersi del territorio aumentarono di numero andando a governare di fatto la provincia In qualità di proconsole e propretore.
Il governatore di una provincia svolgeva tre funzioni:
- politico militare poi che comandava le truppe stanziate sul territorio.
- giudiziaria poiché giudicava i reati più gravi in cui era coinvolto un cittadino romano.
- fiscale poiché non riscuoteva direttamente le imposte, ma controllava gli appalti.
il mandato era annuale e il governatore godeva di fatto di un potere amplissimo poi che poteva integrare la legge romana con editti e inoltre essendo uno solo le sue decisioni non potevano essere bloccate dal vetro di un collega o da un tribuno della plebe.
all’interno di una provincia tuttavia vi erano delle zone speciali abitate dai provinciali che non pagavano obblighi militari, ma erano solo soggetti al versamento d’imposte all’erario Romano.
l’imposizione dei tributi comprendeva diversi tipi di tasse:
- l’imposta fondiaria la quale riguardava solo la proprietà terriera.
- le imposte personali che si basavano sul reddito delle persone insieme a altre imposte indirette.
la riscossione dei tributi spettava per la maggior parte a società private chiamate e pubblicani.
il potere del governatore però con il tempo andò a corrompersi poiché egli poteva concedere vantaggi economici a parenti, amici, clienti … per rimediare a questo vendesi tuito a Roma nel 149 a.c. In tribunale che giudicava i reati di malversazione con Messi dai magistrati delle province.