Riassunto Capitolo XII de “I Promessi Sposi”
Manzoni apre il capitolo discorrendo della grande carestia del 1628, causata dalla guerra in atto e dalla conseguente mancanza di materie prime. Il popolo, contrariato dallo smisurato aumento del prezzo del pane, ottiene dal gran cancelliere Antonio Ferrer (il quale è esitante per quel che riguarda le questioni popolari, timoroso di subire ritorsioni) un notevole abbassamento del costo dello stesso pane.
I fornai ovviamente cadono in miseria e i cittadini acquistano quantità molto superiori al fabbisogno reale; di conseguenza, le materie prime stesse terminano, arrivando dunque a una problematica ancora maggiore. Ferrer allora istituisce una giunta che aumenta nuovamente il prezzo del pane, scatendo una seconda volta l’ira della folla.
Renzo, spinto dalla sua umana curiosità, rimane ad osservare la folla in tumulto. Dapprima viene attaccato un garzone, il quale porta il pane ai benestanti di Milano; dopodichè viene assaltato il forno “delle grucce”. Anche qui l’autore ci illustra un avvenimento storico, ovvero il Tumulto di San Martino (11 novembre 1628), aggiungendo poi i fatti verosimili più vicini ai singoli personaggi.
Manzoni adotta tre punti di vista per descrivere la folla:
– Il primo, ovvero l’aspetto romantico della folla, afferma che la massa è innocente ma pochi individui, con la loro violenza e il loro carisma, riescono a trasportare e a sovrastare i più moderati.
Il secondo: la visione illuminista, dove la folla è priva di ragione e di coscienza alcuna, in quanto non comprende il normale andamento dell’economia e del fenomeno della domanda e dell’offerta
– il terzo, ovvero quello cristiano. Manzoni critica la coscienza dei potenti, che grazie alla loro cultura e alle loro possibilità si approfittano del popolo, ignorante e analfabeta.
Interviene nel mezzo del tumulto il capitano di giustizia, il quale, nonostante si mostri comprensivo e clemente nei riguardi della bestialità della folla inferocita riceve una pietra sul capo. La ferocia dei cittadini fa sì che questi entrino nel forno e facciano razzia di mobili, alimenti, oggetti di vario tipo; la parte violenta della folla spinge per raggiungere l’abitazione del vicario di provvisione per ucciderlo.
Renzo non partecipa alla rivolta per interesse nella questione del rincaro degli alimenti e nel frattempo si sposta con la folla verso il palazzo del vicario di provvisione ed è così che termina il capitolo XII