La vita di Federigo Borromeo
La vita di Federigo Borromeo
Federigo Borromeo nasce nel 1564 e fu cresciuto in un’agiata famiglia aristocratica. Fin dai primissimi anni bada solo agli insegnamenti della religione che spingono all’umiltà e a numerosi altri caratteri religiosi.
Nel 1580 Federigo manifesta il proposito di farsi prete e riceve l’abito dal cugino Carlo Borromeo, poco dopo entra nel collegio fondato da questo a Pavia, dove decide di insegnare la dottrina cristiana ai popolani più poveri e di assistere i malati e i bisognosi.
I parenti si mostrano insoddisfatti delle sue scelte perché secondo loro quel ruolo andava a sfigurare il decoro del casato.
Nel 1595, tuttavia, papa Clemente VIII gli propone l’arcivescovado di Milano ed egli è successivamente convinto ad accettare il comando del pontefice. Manzoni osserva che certe manifestazioni possono essere fatte anche da ipocriti e da uomini poco seri, cosa che però non è avvenuta nel caso di Federigo Borromeo.
Una volta divenuto arcivescovo, cede la sua ricchezza al patrimonio ecclesiastico per essere così al pari di tutti. Un aneddoto famoso è quello di quando il cardinale viene a sapere che un nobile cerca di forzare la figlia a farsi monaca contro la sua volontà e lo manda dunque a chiamare: l’aristocratico dichiara che il vero motivo è il fatto che non ha i quattromila scudi necessari a maritare convenientemente la ragazza, al che Federigo dona tale somma alla dote della giovane. Federigo si mostra poi sempre umile e con atteggiamenti benevoli nei confronti di tutte le persone che incontrava.
Manzoni inoltre osserva che sarebbe impresa elencare tutti i meriti acquisiti da Federigo ma anche sue decisioni come aver appoggiato un’opinione sbagliata, (l’esistenza delle streghe) ed esprime anche un parere personale sulla validità limitata degli scritti del cardinale, per cui poi egli pone fine al suo approfondimento e torna a narrare le azioni del personaggio sulla scena del romanzo, seguendo il racconto dell’anonimo.